Che cos’è la bulimia e differenze rispetto all’anoressia
La bulimia, conosciuta anche con il termine di bulimia nervosa, è un disturbo comportamentale che riguarda l'alimentazione. Chi ne è affetto ha una spiccata predisposizione nel mangiare in maniera vorace grandi quantità di cibo spesso accompagnata dall'esigenza di vomitare oppure di utilizzare dei lassativi per placare il senso di colpa dovuto alle frequenti abbuffate. Non è raro neppure imbattersi in persone che, da un lato, hanno una voracità patologica ma, dall’altro, seguono un lungo digiuno oppure si sottopongono a una stressante e intensa attività fisica. Va inoltre sottolineato che questa patologia è determinata da una condizione di forte disagio psicologico ed emotivo per cui il trattamento deve essere orientato sia rispetto al problema di natura alimentare sia dal punto di vista psicologico. Un'altra patologia che rientra nella sfera dei disturbi alimentari è l'anoressia. Entrambe spesso sono associate a una depressione oppure ad una situazione di forte ansia ma hanno delle differenze importanti per quanto riguarda la manifestazione clinica. Infatti se la bulimia prevede un'eccessiva consumazione di cibo, l'anoressia è l'esatto contrario per cui il soggetto tende ad autoimporsi una dieta estrema che comporta una drastica perdita di peso. Tra le motivazioni che spesso spingono i soggetti ad avere questi atteggiamenti patologici ci sono problematiche che riguardano la sfera familiare, sentimentale e sociale.
Caratteristiche tipiche della bulimia nervosa
Quando si tratta di bulimia si fa riferimento ad un disturbo inizialmente psicologico che poi si traduce in uno scompenso alimentare e medico. Una caratteristica tipica della bulimia nervosa è infatti quella di far seguire all’abbuffata un lungo digiuno dovuto al senso di colpa per l'eccessivo cibo mangiato. Si tratta di una problematica molto più comune di quanto si possa pensare perché ne viene colpita circa il 2% della popolazione femminile, anche se esistono numerose casistiche a livello maschile. La maggiore incidenza si ha soprattutto in una fascia di età compresa tra i 15 e 25 anni. Secondo alcuni studi scientifici è possibile che la bulimia possa in parte essere collegata anche agli ormoni sessuali che regolano la serotonina che, tra le altre cose, agisce sulla fame e sulla sazietà.
Sintomi della bulimia
Per riconoscere la bulimia è necessario far riferimento ai suoi tipici sintomi. Innanzitutto il soggetto si concede abbuffate ricorrenti. Durante queste grandi abbuffate di cibo si manifesta una vera e propria perdita di controllo sulla quantità del cibo consumato dando vita ad un fenomeno che viene definito “binge eating”. Un altro sintomo riguarda, come accennato, i comportamenti di compensazione. Nel soggetto bulimico si manifestano infatti dei sensi di colpa e il paziente cerca di compensare con il vomito autoindotto o utilizzando dei prodotti che hanno un effetto lassativo con l'obiettivo di non assimilare le calorie contenute nel cibo ingurgitato. Questo perchè si palesa un forte senso di preoccupazione per quello che potrebbe succedere al proprio peso corporeo dopo la grande abbuffata.
Cause e fattori di rischio della bulimia
Secondo studi scientifici non è possibile definire una causa principale che comporti l'insorgere della bulimia. Tuttavia, è stato possibile dimostrare che ci sono una serie di fattori che contribuiscono alla sua insorgenza. Questi fattori sono collegati allo stato psicologico ed emotivo del soggetto e anche all'ambiente e al contesto sociale in cui si trova a interagire. Si parla prevalentemente di fattori psicologici (ad esempio una bassa autostima) che possono avere delle ricadute importanti sul comportamento alimentare del paziente. Ci sono poi dei fattori predisponenti ossia delle situazioni che predispongono il paziente alla bulimia e possono essere di diverso genere come, ad esempio, la presenza all'interno del nucleo familiare di una persona che ha sofferto di questo genere di disturbo alimentare.
Effetti collaterali e complicazioni
In presenza di una condizione di bulimia non bisogna soltanto tenere conto dei sintomi, ci sono infatti una serie di effetti collaterali e complicazioni che rendono il problema ancora più importante. In primo luogo si può andare incontro a disidratazione a causa del vomito frequente e, di conseguenza, a disturbi renali. La bulimia ha inoltre delle conseguenze per quanto riguarda la salubrità della cavità orale in ragione dell'induzione del vomito. Possono manifestarsi in maniera abbastanza frequente erosioni dentali, erosioni esofagee e anche dei problemi del tratto digestivo dovuto al rilassamento dello sfintere esofageo. L'utilizzo eccessivo di lassativi può causare danni al tratto intestinale. Inoltre è possibile che la bulimia comporti stati d'ansia, depressione e incapacità di sapersi controllare nella consumazione di prodotti alcolici e droghe. Infine nelle donne può alterare il ciclo mestruale, fino ad arrivare alla sua totale assenza proprio come nel periodo della menopausa.
La diagnosi della bulimia
Per arrivare a una corretta diagnosi della bulimia occorre effettuare una valutazione psicologica presso un esperto di disturbi del comportamento alimentare. Solitamente vengono valutati tre aspetti:
- il quantitativo di cibo che viene ingurgitato durante l’abbuffata e la periodicità con cui questi episodi si ripetono.
- la perdita di controllo da parte del soggetto che non riesce a smettere di mangiare.
- i comportamenti inappropriati da parte del paziente che vuole avere, in qualche modo, l'opportunità di riprendere il controllo sul proprio peso corporeo attraverso dei lassativi oppure con il vomito autoindotto e l'intensa attività fisica. Questi devono avvenire almeno due volte alla settimana per tre mesi e sono spesso accompagnati da una perenne insoddisfazione rispetto al proprio aspetto fisico.
La cura della bulimia
Fortunatamente ci sono delle terapie che permettono di combattere la bulimia e il forte scompenso alimentare e psicologico che causa. Il migliore approccio è rappresentato dalla psicoterapia con particolare riferimento alla terapia cognitivo comportamentale. Il principale vantaggio di questo approccio è quello di andare a lavorare sulla stretta relazione esistente tra le emozioni provate dal paziente e i comportamenti che, in questo caso, riguardano l'alimentazione. Un approccio virtuoso che permette di portare avanti un percorso attraverso il quale il paziente, da un lato, prende coscienza del proprio corpo e, dall’altro, ritrova autostima per evitare la sensazione di insoddisfazione che poi comporta il consumo compulsivo di cibo. Eliminando i fattori scatenanti sarà possibile ritrovare una buona qualità di vita, eliminando anche tutti gli effetti collaterali che potrebbero essere molto pericolosi per la salute del corpo. La terapia viene sviluppata in un arco di tempo variabile a seconda della gravità del problema e della collaborazione che anche il paziente saprà dare durante il percorso terapeutico.
Se ne senti la necessità richiedi subito una consulenza e parla apertamente del tuo problema, nessuno sarà pronto a giudicare ma solo a trovare una soluzione concreta e attuabile in maniera progressiva.