La sindrome dell’impostore è stata coniata dalle psicologhe americane Suzanne Imes e Pauline Clance nel 1978 allo scopo di descrivere una condizione psicologica che induce i soggetti affetti a credere di non meritare i propri successi, sminuendoli e dando il merito dei risultati ottenuti a fattori esterni piuttosto che alle capacità personali.

Questa sindrome fa sentire le persone come dei veri e propri imbroglioni che ingannano gli altri rispetto alle loro abilità e temono perennemente di essere scoperti per la loro presunta inadeguatezza.

Sindrome dell'impostore: caratteristiche e comportamenti

Questa condizione generalmente si manifesta con i seguenti comportamenti:

  • Percezione di non meritare successi e riconoscimenti raggiunti (scolastici, sportivi, lavorativi, ecc.).
  • Sentirsi inadeguati e nutrire dubbi sulle proprie abilità e/o talenti.
  • Pensare che il proprio successo sia frutto di casualità e fortuna.
  • Credere sempre che gli altri siano più bravi a fare le cose.
  • Incapacità di convincersi dei propri meriti e abilità.
  • Sensi di colpa dopo le vittorie.
  • Intransigenza verso se stessi.
  • Perfezionismo e controllo ossessivo.
  • Bassa autostima.
  • Ansia.
  • Estremo bisogno di sentirsi migliori e speciali rispetto agli altri.
  • Necessità continua di dimostrare a tutti la propria intelligenza.

Sindrome dell'impostore: cause

Le cause spesso vengono ricercate nell'infanzia, soprattutto nel vissuto familiare. Spesso chi è affetto dalla sindrome dell'impostore ha avuto genitori iper critici; se infatti a fronte di buoni risultati ottenuti dal bambino (scolastici, sportivi, talenti innati, ecc.) i genitori non gli riconoscono alcun merito o considerazione adeguata, può svilupparsi l'incapacità di interiorizzare i successi personali vivendo senza avere fiducia nelle proprie abilità.

Sorgeranno quindi dubbi sulle proprie capacità e il soggetto inizierà a pensare di essere un imbroglione che ha paura di essere “smascherato” da chi gli sta intorno con il conseguente sviluppo di senso di inadeguatezza, ansia etc.

In generale i soggetti più esposti a sviluppare questa sindrome generalmente sono:

  • persone con un elevato senso del dovere.
  • lavoratori o sportivi che devono ricoprire ruoli particolarmente importanti: medici, direttori, professionisti dello spettacolo, atleti, ecc.
  • soggetti perfezionisti o iper critici.
  • persone che hanno trascorso l'infanzia con un fratello o una sorella con abilità sopra la media.
  • professionisti che devono scontrarsi con la realtà di un nuovo lavoro e colleghi di valore.

Sindrome dell'impostore: conseguenze

Le persone che soffrono di questa sindrome hanno la stessa paura in comune: essere scoperti. Di conseguenza questi individui cercano di avere tutto sotto controllo e vivono la realtà quotidiana accompagnati da ansia e continua smania di mettersi in competizione con gli altri allo scopo di ricevere riconoscimenti e meriti per il timore di perdere nell'immediato la stima di cui godono agli occhi degli altri.

Bisogna inoltre sottolineare che qualunque risultato o successo ottengano, le persone che soffrono di questa sindrome non saranno mai soddisfatte vivendo un continuo senso di frustrazione che le farà sentire continuamente incapaci, immeritevoli e indegne.  Questo poiché a causa di distorsioni cognitive della realtà minimizzano (il più delle volte inconsciamente) successi, competenze acquisite e talenti attribuendo i risultati oggettivi del loro lavoro o di innata capacità ad altri fattori, come la buona sorte, una valutazione alterata degli altri, oppure la casualità degli eventi.

Come superare la sindrome dell'impostore

La maggior parte delle persone che soffrono di questo disturbo sono soggetti intelligenti, realizzati e con curriculum e percorsi di vita ricchi di successi e obiettivi raggiunti. Più o meno segretamente, però, alcune di queste persone non si sentono all'altezza a causa della mancanza di autostima e sono alla continua ricerca di sfide e approvazione da parte degli altri.

In questi casi la prima cosa da fare è cercare di far riconoscere ai soggetti che soffrono di questa sindrome di avere un problema provando a fargli comprendere come riconoscere e correggere i pensieri e i sentimenti autosvalutanti quotidiani.

Il dialogo interiore infatti ha un enorme potere, ovvero quello di farci convivere con la realtà in modo positivo o negativo e, se modificare il linguaggio interno nell’immediato non darà molti risultati, col passare del tempo e con il perfezionamento delle frasi a cui si pensa di fronte ai fallimenti, si vivranno questi ultimi come un'opportunità di crescita positiva.

Frasi come:

  • sono un fallito.
  • ho fatto schifo.
  • faccio pena.
  • sono stato il peggiore.

Non ci aiutano nel sostenere un dialogo interiore positivo, mentre dire:

  • non ho fatto benissimo, ma migliorerò alla prossima occasione.
  • potevo fare di più, ma ciò che ho fatto mi è stato utile per imparare e migliorare.
  • non è il mio risultato migliore, ma la prossima volta farò meglio.

Sono parole che cambiano totalmente in positivo la visione di ciò che si fa allo scopo di raggiungere e soprattutto migliorare, di volta in volta, tutte le competenze necessarie che occorrono nella quotidianità scolastica, lavorativa, artistica, sportiva ecc.

Un altro comportamento da evitare è quello di fare paragoni con le altre persone (colleghi, compagni di scuola o di squadra, ecc.). Ogni volta che inevitabilmente ci si scontra con la realtà e con qualcuno più bravo o preparato di noi è consigliabile cogliere il significato positivo e formativo di ciò, ovvero imparare da chi si trova ad un livello superiore rispetto al nostro.

Se il senso di inadeguatezza causato dalla sindrome dell’impostore non ci permette di vivere una vita serena rivolgersi ad uno psicoterapeuta può essere molto utile per riconoscere e modificare tutti quei pensieri disfunzionali che possono essere gestiti in modo migliore attraverso un percorso di analisi e crescita personale.

Se ne senti la necessità richiedi subito una consulenza e parla apertamente del tuo problema, nessuno sarà pronto a giudicare ma solo a trovare una soluzione concreta e attuabile in maniera progressiva.

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