Cos'è la resilienza in psicologia? In questo articolo trattiamo uno dei temi più dibattuti sia tra esperti della materia che fra semplici appassionati del settore psicologico.
Pensando alle avversità della vita, cos'è che permette alle persone di adattarsi meglio ai mutamenti? Perché determinate persone sembrano in grado di riprendersi dalle battute d'arresto e dagli eventi traumatici, mentre altre fanno enorme fatica? Per quale motivo alcune persone appaiono come "bloccate" in una fase della propria vita, senza mostrare la capacità di andare avanti? La psicologia ha studiato a lungo questa tematica e ha individuato una particolare abilità, nota come resilienza, che consiste proprio nel saper resistere agli eventi stressanti.
Cos'è la resilienza e cosa vuol dire essere resilienti?
La resilienza in psicologia è la capacità di affrontare e superare eventi traumatici o stressanti, quindi di riorganizzare la propria vita in maniera efficace e positiva nonostante le difficoltà. In sostanza, la resilienza permette alle persone di adattarsi nel miglior modo possibile alle avversità della vita ripristinando quell'equilibrio psicofisico precedente alla fase di stress. La stessa parola viene utilizzata anche in ambito scientifico: in questo caso, la resilienza è la capacità di determinati elementi chimici di conservare o riacquistare la loro struttura e forma originarie dopo essere stati sottoposti a una forza esterna in grado di deformarli.
Appare chiaro, quindi, come la resilienza sia l'abilità di auto-rigenerarsi in seguito a un danno, ma anche di resistere, di riorganizzare e di costruire la propria esistenza nonostante la presenza di condizioni difficili che potrebbero far presagire esiti negativi. Fanno eco alla resilienza la capacità di continuare per la propria strada, di affrontare le sfide, incluse le più probanti, di ricostruire un percorso esistenziale positivo. Tutto ciò fa capire quanto tale dono sia inestimabile, essendo la chiave di volta contro ogni genere di crisi.
Come più volte chiarito dalla letteratura scientifica, però, la resilienza è un fenomeno assolutamente normale, da non considerarsi straordinario. Nelle difficoltà, la maggior parte delle persone finisce per dimostrarsi resiliente. La capacità di adattarsi, infatti, è innata nell'essere umano, tanto che la maggior parte delle persone riesce a superare lutti, incidenti o eventi traumatici. La resilienza non è una caratteristica acquisita e immodificabile, ma può essere appresa, sviluppata e migliorata col tempo.
Le caratteristiche della resilienza e delle persone resilienti
Chi possiede alti livelli di resilienza riesce a fronteggiare in maniera più efficace le eventuali contrarietà della vita ma, soprattutto, a dare maggior slancio all'esistenza propria e di chi lo circonda, oltre che a raggiungere obiettivi importanti. Ma come ci riescono? Resilienza fa rima con ottimismo, flessibilità, creatività, capacità di collaborare e di attingere dalle proprie esperienze passate.
Sì, perché le persone resilienti presentano le seguenti caratteristiche: gusto per le sfide, che si esplica in una spiccata predisposizione ad accettare i cambiamenti; controllo interiore, che corrisponde alla capacità di saper dominare gli eventi senza sentirsi in balia degli stessi; impegno, ovvero la tendenza a lasciarsi coinvolgere nelle più svariate attività. Essere resilienti non vuol dire essere infallibili, ma disposti ad accettare i cambiamenti necessari; ritenersi fallibili, ma anche in grado di poter cambiare rotta.
Fattori protettivi e sviluppo della resilienza
I cosiddetti fattori protettivi annoverano avere un buon temperamento, essere sensibili e autonomi, vantare una buona capacità comunicativa, saper sviluppare un buon autocontrollo, avere fiducia nel futuro, maturare la consapevolezza che tutte le conquiste dipendono direttamente dai propri sforzi. A quanto detto, fa eco un'altra risorsa di grande importanza come il comportamento seduttivo, che permette di essere benvoluti dal prossimo e accettare eventuali aiuti esterni.
I fattori protettivi maturano grazie alle attenzioni riservate al bambino durante i primi anni di vita, il supporto offerto alla madre nell'accudire il piccolo, la qualità della relazione che unisce i genitori, la coerenza nell'impartire le regole, la presenza di altre figure di riferimento oltre ai genitori.
Ma quali sono le caratteristiche che aiutano a sviluppare e a migliorare la resilienza? La prima è senza dubbio l'ottimismo, che consiste nel saper vedere il lato positivo delle cose. Ciò aiuta a promuovere il benessere e preserva dalla sofferenza. Gli ottimisti tendono a conservare maggior lucidità nei momenti in cui devono trovare una soluzione al problema. L'autostima fa coppia proprio con l'ottimismo. Maturare una buona autostima aumenta la tolleranza alle critiche e contribuisce a limitare sensazioni negative come amarezza e dolore. L'autostima aiuta anche a tenere lontana la depressione.
Un altro pilastro della resilienza è la forza psicologica, che consiste nell'avere un buon controllo dell'ambiente circostante, nell'impegnarsi per raggiungere gli obiettivi e nel considerare i cambiamenti come opportunità di crescita personale, anziché come minacce. Ma è possibile fare a meno dei rapporti sociali e del loro supporto? Assolutamente no. Per migliorare la propria resilienza è fondamentale essere oggetto di cure e attenzioni da parte del prossimo.
È altrettanto importante poter contare su persone sempre pronte ad ascoltare, poiché il dialogo aiuta a focalizzare meglio le proprie caratteristiche positive. Raccontare vuol dire anche alleviare le sofferenze. In buona sostanza, ciò che migliora la resilienza è la quantità e qualità di risorse personali e legami sociali creati prima di vivere l'evento traumatico.
I fattori di rischio che ostacolano la capacità di essere resilienti
Psicologi e psichiatri sanno bene che i bambini privi di fattori protettivi come l’attaccamento, o nei quali questo non si sia sviluppato in maniera adeguata, possono incontrare difficoltà emotive di un certo tipo. Tra queste figurano soprattutto quelle comportamentali e di apprendimento. Tuttavia, gli stessi bambini possono anche sviluppare alcune vulnerabilità caratteriali più o meno marcate. Se i fattori protettivi scarseggiano, lo fanno appannaggio dei cosiddetti fattori di rischio, che limitano la capacità di sopportare il dolore.
Tra i principali fattori di rischio troviamo: i fattori di sviluppo (deficit di attenzione, ritardo mentale, etc); quelli familiari (conflitti, disturbi nella comunicazione, scarso legame con i genitori, etc); quelli emozionali (abusi, scarsa autostima, controllo delle emozioni deficitario); quelli interpersonali (chiusura, isolamento, etc).
La psicoterapia come supporto allo sviluppo della resilienza
Attualmente si discute circa l'opportunità di svolgere lavori specifici sulla resilienza, ognuno adatto alle varie fasi dello sviluppo. Tuttavia, è chiaro come la psicoterapia risulti efficace e necessaria soprattutto negli individui che necessitano di operare determinate "trasformazioni cognitive" durante le fasi più critiche della vita.
Questi momenti vengono chiamati "turning points", ovvero "punti di svolta", e sono fondamentali all'interno di un iter dedicato al recupero del paziente reduce da esperienze o eventi stressanti. La stessa capacità dell'individuo di operare questa trasformazione andrebbe considerata un "marker" di resilienza, trattandosi di un adattamento a momenti avversi direttamente legato a specifici fattori protettivi.
Potrebbe essere altrettanto utile implementare in maniera preventiva interventi tesi al miglioramento della resilienza. Normalmente, le abilità sociali ed emotive possono prevenire le vulnerabilità e migliorare determinati decorsi psicopatologici, soprattutto nell'infanzia. Le ricerche effettuate finora indicano come tutti gli individui siano in grado di apprendere competenze tese ad incrementare i propri livelli di resilienza.
Se in passato i bambini che mostravano resilienza erano chiamati "remarkable individuals possessing extraordinary strength", oggi sappiamo che la resilienza è una caratteristica comune, che deriva da un corretto sviluppo sociale, emotivo e biologico, favorito dalla presenza di un nucleo familiare, di un contesto scolastico e comunitario sani e funzionanti. Pertanto, la resilienza non è un dono riservato a pochi, ma una virtù che appartiene a tutti e che va incoraggiata il più possibile.
Se ne senti la necessità richiedi subito una consulenza e parla apertamente del tuo problema, nessuno sarà pronto a giudicare ma solo a trovare una soluzione concreta e attuabile in maniera progressiva.